Una raccolta fondi per supportare economicamente quel che resta di una famiglia che ora più che mai non deve essere lasciata sola. Nel giorno della tragedia di via Caduti 16 marzo 1978 le associazioni aderenti al “Forum del Terzo settore Catanzaro – Soverato” si sono immediatamente mobilitate «per stare concretamente vicine alla famiglia Corasoniti – Mazzei» che, nella notte tra venerdì e sabato, ha vissuto un terrificante inferno fatte di fiamme, fumo, urla, morte e distruzione. Tre dei loro cinque figli non ci sono più, altri due lottano con i genitori per sopravvivere a un colpo di grazie piombato su una famiglia intrappolata nel degrado che da sempre stritola, come in una morsa, le periferie del capoluogo di regione e in maniera ancor più evidente Pistoia, quel quartiere fatto di palazzoni maltenuti e un’assenza pressoché totale di servizi che di certo non è adatto a un nucleo familiare del quale faceva parte anche Saverio, il figlio più grande affetto da autismo.
Saverio, Aldo e Mattia non ci sono più, ma tra chi non li dimenticherà mai c’è anche Piero Romeo, presidente dell’associazione “Un raggio di sole” e dirigente di quel “Forum del Terzo settore Catanzaro – Soverato” che ora, attraverso il portavoce Beppe Apostoliti è sceso immediatamente in campo per dire: «Adesso basta, nel 2022 tragedie simili sono intollerabili».
E Apostoliti pone in trincea pure l’Arci di cui è presidente regionale. Lo fa per una battaglia di civiltà e in totale sintonia con il presidente provinciale di Catanzaro, Rosario Bressi, nella comune consapevolezza della situazione di disagio continuo e costante vissuta dalla famiglia vittima della tragedia che ieri ha sconvolto il capoluogo di regione. Sullo sfondo un degrado ad ampio spettro che porta Apostoliti ad approvare la raccolta fondi per supportare la famiglia, ma a voler gettare sin da subito il cuore oltre l’ostacolo al fine di aggredire una situazione che – dice senza filtri – «va presa di petto perché l’irreparabile è già accaduto e nessuno può permettersi di correre il rischio che tutto ciò si ripeta».
Servono risposte immediate e Apostoliti punta dritto all’apertura e alla gestione dei Centri di aggregazione sociale. «Gli spazi ci sono» dice il numero uno di Arci e Forum del Terzo settore che tuona: «Siano ristrutturati in fretta e affidati alle associazioni affinché li trasformino in luoghi di socialità capaci di intercettare quel disagio che ieri una sparatoria nel corso della quale tre persone di etnia rom ha fatto emergere per l’ennesima volta pure in viale Isonzo, poco lontano dal luogo del rogo che ha inghiottito la famiglia Corasoniti – Mazzei».
Per Apostoliti, in effetti, «non c’è altra strada se non quella di una vicinanza concreta che sbatta la porta in faccia ai proclami e avvi un reale percorso di svolta. Sarà la magistratura a farà luce sull’accaduto, ma le periferie – dice con fermezza Apostoliti – non possono più restare intrappolate tra le mura di stabili vecchi e maltenuti e noi ci batteremo per salvaguardare tutti gli abitanti dei quartieri disagiati convinti come siamo che sia arrivata l’ora di entrare a gamba tesa tra le pieghe di una problematica rispetto alla quale nessuno può più voltarsi dall’altra parte».
Sulla stessa lunghezza d’onda Rosario Bressi che parla di «tragedia che interroga il cuore e che alza il velo sopra i drammi sociali di cui le periferie urbane, specie quelle Catanzaresi, sono tragicamente e inesorabilmente invase». Bressi si scaglia contro quella carenza di servizi che il mondo del Terzo settore conosce bene e tocca con mano insieme a quelli che lui chiama «i disagi e le difficoltà quotidiane che vivono i quartieri catanzaresi più periferici». Ne parla con cognizione di causa chiedendo che «ciascuno faccia la propria parte» e assicurando che «il Terzo settore continuerà a spenderai e a essere a disposizione delle istituzioni per lenire disagio e combattere le sfide della povertà e dell’abbandono sociale». Netto l’appello: «Questa tragedia non sia dimenticata e anzi funga da monito affinché non ci siano più drammi inspiegabili e assurdamente tragici».